Il 10 marzo si è svolta a Pisa, alla presenza del Presidente della Camera dei Deputati on. Roberto Fico la Cerimonia di Apertura delle Celebrazioni per il 150° anniversario della scomparsa di Giuseppe Mazzini, morto, esule in Patria, ospite della famiglia Rosselli Nathan, sotto il falso nome di George Brown.
L’anniversario della morte di Giuseppe Mazzini cade dopo la lunga crisi innescata dalla pandemia che ha attraversato l’Italia e l’intero continente europeo negli ultimi due anni, ponendo davanti agli occhi di tutte le cittadine e i cittadini l’esigenza di sostanziare le istituzioni democratiche con un senso di appartenenza civico e repubblicano.
Ricordare Giuseppe Mazzini, il suo pensiero e la sua azione non è un’operazione esclusivamente scientifica e storiografica, ma rimanda al senso profondo dell’Italia e dell’Europa come comunità politiche unite da un destino comune.
Ripropongo alla lettura un articolo scritto nel 2006 e pubblicato sulla rivista “Ricerche Educative”, (Nuova Serie, a. 2, Febbraio 2006), in occasione del bicentenario della nascita quando furono proposte iniziative nelle scuole.
Educazione e istruzione nel pensiero mazziniano
Il pensiero pedagogico di uno dei protagonisti del Risorgimento italiano
di Giuseppe Nigro
Il bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini, avvenuta a Genova il 22 maggio del 1805, è stato motivo per promuovere numerose iniziative in memoria di uno dei protagonisti del Risorgimento nazionale e della storia politica dell’Ottocento europeo.
Il Miur ha aderito alle celebrazioni individuando nello scorso 10 novembre 2005, anniversario della fondazione della scuola mazziniana di Londra (avvenuta il 10 novembre del 1841), la data simbolo per avviare nelle scuole percorsi didattici volti a definire momenti di studio e riflessione sui valori etico – civili alla base della Costituzione repubblicana.
L’occasione è utile per ripercorrere le condizioni in cui l’esperienza formativa mazziniana si sviluppò e per individuarne alcuni tratti caratterizzanti.
Nel 1841 Mazzini si trova a Londra, in un momento particolare della sua biografia politica, dopo aver soggiornato in Svizzera dove fu assalito da una profonda crisi morale. I fucilati d’Alessandria, di Genova, di Chambery, – ricorda – mi sorsero innanzi come fantasmi di delitto e rimorso pur troppo sterile. Io non potea farli rivivere.
Giunge nella capitale inglese, deciso a non più ricorrere all’aiuto della famiglia e vive in condizioni economiche precarie, sopportando la povertà senza avvilirsi e pronto a cogliere le occasioni di riscatto che gli si fossero presentate. Vi riesce e supera le difficoltà economiche grazie a molteplici collaborazioni con alcune riviste letterarie.
La sua esperienza di precarietà è motivo per le prime riflessioni sull’educazione familiare, in particolare materna, cui attribuisce un valore insostituibile per la formazione del carattere in un’epoca d’incertezze.
Io vorrei che le madri pensassero – scrive Mazzini – come nessuno sia, nelle condizioni presenti d’Europa, arbitro della propria fortuna o di quella dei propri cari, e si convincessero che educando austeramente e in ogni modo di vita i figli, provvedono forse meglio al loro avvenire, alla loro felicità e all’anima loro che non colmandoli d’agi e conforti e snervandone l’indole che dovrebbe agguerrirsi fin dai primi anni contro le privazioni e gli stenti.
Le sue vicissitudini, l’aver vissuto personalmente le medesime misere condizioni degli emigranti, furono motivo per dedicarsi ad individuare concrete misure che alleviassero e migliorassero le condizioni di vita e in generale d’esistenza dei lavoratori italiani a Londra.
Questione sociale e questione nazionale, a partire da quelle circostanze precarie e dolorose, cominciarono ad intrecciarsi; Mazzini ricorda che fino ad allora pochi erano stati i popolani d’Italia con i quali era entrato in relazione: fu il contatto con gli operai italiani, emigrati in Inghilterra, che lo persuade a lavorare non solamente pel popolo, ma col popolo.
Familiarizzando con le vie della vasta città, Mazzini scopre numerosi giovani italiani che vanno attorno con l’organino a chiedere la carità, costretti all’accattonaggio da connazionali senza scrupoli che avevano provveduto a farli giungere clandestinamente in Inghilterra.
L’infame speculazione, definita da Mazzini tratta dei bianchi: vergogna d’Italia, tollerata dai governi degli stati italiani preunitari fu denunciata a più riprese. Affaristi senza scrupoli percorrevano i distretti agricoli della Liguria e dell’Appennino parmense e convincevano le famiglie contadine a far emigrare i figli più giovani, allettandoli con promesse di vitto abbondante, di alloggio salubre, oltre a remunerativi contratti di lavoro.
Giunti a Londra, con minacce e ricatti quei giovani, esciti buoni dalle loro montagne, imparano a mentire e architettare inganni anche per conto proprio, e tornano in patria profondamente corrotti. Mazzini, di fronte a tanto degrado, denuncia i governi monarchici italiani che non si occupano della gioventù emigrata e promuove un’associazione per la protezione degli adolescenti abbandonati, oltre ad una scuola per illuminarli sui loro doveri e sui loro diritti.
La scuola mazziniana di Londra diretta da Filippo Pistrucci durò sette anni, localizzata al numero 5 di Hatton Garden, in un quartiere malfamato della capitale, svolse un’importante funzione di alfabetizzazione e di recupero morale dei giovani emigranti italiani.
La scuola fu totalmente gratuita; direttore e insegnanti appartenevano all’emigrazione politica, patrioti italiani che si dedicavano alla formazione degli italiani meno fortunati insegnando loro a leggere e scrivere, aritmetica, geografia, disegno elementare e ornato, la storia patria (insegnata attraverso l’esempio degli italiani illustri) e nozioni di fisica.
Mazzini era giunto alla formulazione di tale impianto anche sulla scorta di una accesa critica al modello scolastico diffuso in Lombardia e sostenuto dall’Austria, ritenuto assistenziale e funzionale al controllo del popolo da parte delle classi agiate. Alla madre che gli scrive nel febbraio del 1841 risponde: …Insegnare è buona cosa così in astratto; ma la questione pratica sta in vedere che cosa si insegna. In Lombardia v’hanno scuole infantili per tutto; ma ricevono per libro d’insegnamento morale il catechismo austriaco: nelle scuole cantano l’inno che dice: W, Ferdinando!; ora, io anziché vedere così corrotta la gioventù nostra italiana, chiuderei tutti gli asili e le scuole”.
L’esperienza londinese prefigura il modello di scuola laica e pubblica che nascerà, poi, nel secondo dopoguerra italiano sui fondamenti della gratuità dell’insegnamento, dell’accesso senza distinzione di classi, del clima di armonia che si deve instaurare tra maestri e allievi.
Fra gli insegnanti vi erano pure operai che non solo sostenevano la scuola con periodiche sottoscrizioni, ma dopo aver lavorato l’intera giornata si offrivano nelle ore serali per seguire la formazione professionale dei ragazzi.
Mazzini si dedicò in particolare all’insegnamento della storia patria e dell’astronomia elementare cui attribuiva un alto valore formativo e spirituale definendolo studio altamente religioso e purificatore dell’anima.
Quale l’idea di fondo nell’iniziativa mazziniana? La convinzione che soltanto l’educazione e l’istruzione potessero garantire l’integrazione sociale ed economica a quei ragazzi costretti a mendicare per le vie di Londra.
L’insegnamento della lingua inglese nella scuola di Hatton Garden, come condizione per l’integrazione, è concetto di grande modernità. L’insegnamento della lingua del paese che aveva accolto gli italiani è accostato all’insegnamento della storia italiana, l’integrazione non è da intendersi quindi come assimilazione, ma condizione per il conseguimento di diritti economici, sociali, e civili di difficile esercizio in assenza di mezzi comunicativi adeguati.
Il mantenimento dell’identità linguistica e culturale non ha nulla a che fare, com’è noto, con scelte scioviniste. Mazzini, quando pensa al primato della nazione italiana, non sviluppa modelli egemonici. Educare e istruire gli italiani, soprattutto quelli lontani dall’Italia diventa un impegno, un dovere morale, per lo sviluppo del Risorgimento nazionale e dell’inserimento dell’Italia in un comune disegno europeo.
L’attenzione al clima educativo fu una costante della scuola di Londra: solidarietà, generosità, senso del dovere verso i meno fortunati, fraternità furono i sentimenti dominanti dell’esperienza. Ciò non di meno fu riconosciuto anche il merito degli allievi più bravi.
Il 10 novembre di ogni anno, anniversario della fondazione della scuola, venivano premiati gli allievi che si erano distinti nello studio e i maestri offrivano e servivano loro una modesta cena. Mazzini attribuiva all’iniziativa un grande valore formativo: una di quelle sere era eguale, nelle conseguenze morali, a un anno d’insegnamento. Per l’occasione i maestri, compiendo l’atto umilissimo del servire in tavola i rispettivi allievi, rovesciavano la posizione abituale, testimoniando nei fatti che gli uomini seppur nella distinzione dei ruoli sono eguali.
La scuola ebbe un grande successo, essa riuscì a rispondere alle esigenze dei giovani emigranti italiani che grazie all’istruzione potevano emanciparsi dall’oppressione e dalla sudditanza esercitata da adulti senza scrupoli. La grande risonanza dell’iniziativa mazziniana presso l’opinione pubblica londinese impedì che i tentativi del governo sabaudo di far chiudere la scuola trovassero udienza presso le autorità inglesi.
L’esperienza londinese rappresentò un modello per iniziative simili e nuove scuole furono aperte dal movimento mazziniano a New York, a Boston e Montevideo.
Nell’aprile del 1860 comparve il volume di Mazzini Doveri dell’uomo. Nell’opera troviamo un compiuto programma politico in materia d’istruzione fondato su precise scelte pedagogiche che anteponevano in maniera netta l’educazione all’istruzione.
Mazzini era convinto che la sola istruzione, priva di adeguati insegnamenti morali, non fosse sufficiente a rimuovere l’ineguaglianza e soprattutto non formava cittadini consapevoli dei doveri e dei diritti per costituire una nazione di uomini eguali.
Il programma educativo che un sistema scolastico nazionale avrebbe dovuto fornire ai giovani italiani consisteva pertanto in un insegnamento morale comprendente una sintesi dei progressi compiuti dall’umanità, la storia della patria, la trattazione dei principi che reggono la legislazione del paese, l’educazione all’eguaglianza. L’educazione è quindi, secondo Mazzini, fondamento della convivenza civile e condizione per lo sviluppo della nazione.
L’esercizio della libertà e quindi della cittadinanza sarebbe stato impossibile, secondo Mazzini, senza una formazione che mettesse l’educazione come premessa dell’istruzione.
Secondo Mazzini pensiero liberale e democratico combattono contro il dispotismo; il primo proclama la priorità di garantire i diritti dell’individuo, il secondo i diritti dell’uomo associato, ma soltanto un’educazione morale in cui siano chiari i doveri dell’uomo è in grado di garantire una formazione integrale del cittadino.