Maurilio Bossi era nato a Saronno il 20 febbraio del 1897 e morì in un aspro combattimento il 19 giugno del 1918 in località Nervesa, sul Montello. Durante la battaglia del “Solstizio”, come fu ricordata, perchè si tenne nei giorni in cui i contadini che non avevano abbandonato i campi transitavano con carri colmi di covoni che andavano a depositare lungo i margini del Piave. Nello scontro cruento, durato più giorni, cadde non solo il giovane saronnese, ma pure noti combattenti come Francesco Baracca.
Le linee italiane cedettero e quando furono riprese, nella ultima decade di giugno del ’18, i soldati italiani trovarono una situazione agghiacciant. Uno dei protagonisti scrisse nel suo diario: “Nelle ultime quattro strade parallele, sino al fiume, spettacolo di orrore. Migliaia di caduti. Il Montello è diventato un immenso cimitero. Fetore tremendo. .. Nervesa cimitero di case e di uomini” (Arnaldo Fraccaroli, Le giornate del Montello, in “Corriere della Sera”, 30 giugno 1939. Fra i caduti vi era il giovane saronnese.
Maurilio Bossi fu dichiarato disperso, nell’abitato di Nervesa caduto in mani austriache, questo è quanto sapevano i familiari a Saronno. Nè gli austriaci evidentemente consentirono il recupero delle salme dei soldati caduti.Il 3 dicembre 1918, a circa un mese dall’armistizio, il padre di Maurilio, il ragioniere Adolfo Bossi, lanciava dalle colonne del “Corriere della Sera” un appello ai prigionieri che stavano rientrando dai campi di prigionia dell’impero austroungarico. Nell’annuncio si leggeva che A. Bossi: “Sarà molto riconoscente a chi potrà dargli notizie del figlio, sottonen. Bossi Maurilio di anni 21 del 68° fanteria, 1° battagl., 3° comp. dichiarato disperso per un fatto d’arme del giugno u.s. nelle vicinanze di Nervesa (Villa Berti)“.
A un mese dall’armistizio la famiglia ancora non sapeva delle eroiche gesta compiute dal giovane Maurilio e poteva ancora sperare che il figlio, dichiarato disperso, potesse rientrare a Saronno. Il corpo del giovane Maurilo non era stato trovato nè riconosciuto.
Nei mesi succesivi quanto era accaduto a Nervesa diventò noto. Nel 1920, Maurilio Bossi, ricevette dall’Università Bocconi, dove studiava, la laurea ad honorem e nel 1921 con R. D, gli fu attribuita la medaglia d’oro al valor militare.
La medaglia d’oro alla memoria fu consegnata dalle autorità, il 20 novembre 1921, presso la caserma Principe Eugenio di Savoia (sulla cui area, dopo la demolizione, negli anni Trenta, fu realizzato il Palazzo di Giustizia) in corso di Porta Vittoria, a Milano. Fu una cerimonia solenne e di massa, a cui intervennero le autorità civili e militari e le famiglie dei caduti, con cui si iniziava a celebrare il culto della vittoria.
A consegnare la medaglia a Carolina Leoni, madre di Maurilio Bossi, e alle altre madri dei caduti fu il generale Bianciardi in rappresentanza del comando di Divisione.
Sulla prima pagina del Corriere, che diede ampio spazio alla cerimonia, si poteva leggere: “I nomi additati alla riconoscenza di tutti sono stati quelli del sottonenente Maurilio Bossi e del tenente Giuseppe Caimi. Alle due madri degli eroi presentatesi a ricevere la medaglia d’oro, la folla tributò un omaggio ancor più degno: l’intima commozione“, (Famiglie di caduti e prodi combattenti fregiati di medaglie al valore, in “Corriere della Sera”, 21 novembre 1921).
Sempre sullo stesso numero del giornale fu riportata la motivazione con cui si attribuì la “medaglia d’oro al valor militare” alla memoria al giovane sottonente di fanteria: “Dopo quattro giorni di aspro combattimento, dopo aver trascinato più e più volte nell’assalto di Nervesa i suoi soldati con la nobiltà dell’esempio e con l’ardore del suo eroismo, essendo venuto meno il comandante la compagnia, rimasto solo ufficiale, di fronte al nemico che incalzava in forze soverchianti, raccoglieva i pochi superstiti e con essi si slanciava ad un ultimo disperato assalto. Sopraffatto e circondato l’esiguo manipolo di prodi, rifiutava di arrendersi e si difendeva fino all’ultimo con la pistola in pugno, finchè cadde da eroe colpito dai pugnali degli Honwed. Fulgido esempio di sublime sacrificio. Immolò i suoi vent’anni alla Patria. Montello – Nervesa, 16-20 giugno 1918“. Lo scontro fatale, apprendiamo dall’encomio, era avvenuto con reparti ungheresi (honwed).
Nel Pantheon degli eroi della Grande guerra va iscritto, a ragione, anche Maurilio Bossi.