Giovanni Bianchini nasce in Svizzera  il 13 agosto del 1897 da famiglia saronnese. Un caso piuttosto raro, perchè l’emigrazione nella Confederazione Elvetica dei Lombardi fra gli anni Ottanta dell’Ottocento e la Grande Guerra aveva caratteristiche di temporaneità ed era prevalentemente maschile.

301_001 stemma 65Nel 1915 aveva 18 anni, risulta iscritto nelle liste di leva del Comune di Saronno, come avveniva per i figli degli emigranti. Non sappiamo se in Italia rientrasse anche la famiglia come accadde per i numerosi emigranti lombardi che si trovavano in Svizzera al momento dello scoppio del primo conflitto mondiale. Giovanni Bianchini fu destinato al 65° Reggimento fanteria che  con il 66° Reggimento costituiva la Brigata Valtellina.

Dall’Albo d’Oro dei caduti apprendiamo che Giovanni Bianchini, promosso caporale nel corso della guerra, muore in combattimento sull’Altopiano di Asiago il 4 settembre del 1917. Dalle fonti relative alla storia dei Reggimenti italiani apprendiamo invece che il 4 settembre 1917, il 65° Reggimento si trovava in linea nel settore di Flondar sul Carso dove subisce un attacco improvviso e violentissimo. Raccontano le cronache che  tutto il comando del 65° Reggimento rimase ucciso per un nutrito lancio di bombe.

Dall’Albo d’Oro apprendiamo anche che Bianchini fu dato per disperso, mentre nell’Archivio Storico del Comune di Saronno è riportato che morisse sul  Monte Hermada (Isonzo). Il suo corpo non fu ritrovato. Poco importa se morì sull’Altopiano di Asiago, oppure su una collinetta del Carso, oppure nei pressi dell’Isonzo, egli è un altro di quei soldati ignoti a cui sono dedicati i tanti monumenti e sacrari sorti dopo il conflitto mondiale.

Fonti:

http://www.albodorolombardia.it/main/get_soldier/96370

Archivio Storico Comune di Saronno.

L’affrettato ritorno dei nostri emigranti dall’estero. Nuovi episodi di stenti e dolore. Bimbi morti e mancanza di vitto, in “Corriere della Sera”, 6 agosto 1914. Nella cronaca, datata, Luino, 5 agosto, 1914, dal titolo: Due bambini morti tra i rimpatrianti giunti a Luino, si legge: “Arrivano treni carichi di migliaia di emigranti, in condizioni pietose. Molti sono affamati. Sono muniti di valute estere che non possono cambiare. Ne conseguono alterchi e conflitti“.