L’ing. Tranquillo Zerbi, “direttore principale” della Fiat, progettista di motori fra i più noti in campo nazionale e internazionale, nasce a Saronno, il 2 gennaio del 1891.  Muore a Torino il 10 marzo del 1939, per una crisi cardiaca, all’età di quarant’otto anni, all’apice della carriera e della fama.

Nel 1912 Zerbi si diploma  alla Scuola di ingegneria di Mannheim, all’epoca città dell’impero germanico. In seguito si reca presso la Sulzer di Winterthur, un’azienda meccanica che aveva prodotto il primo motore diesel nel 1898. Rientra in Italia, lavora presso lo stabilimento Franco Tosi di Legnano. dove  approfondisce le conoscenze della progettazione dei motori diesel.110px-Tranquillo_Zerbi
Nel 1919 entra alla Fiat come progettista, il suo contributo è essenziale per risolvere il problema della sovralimentazione dei motori da corsa Fiat. La vittoria della casa torinese nel Gran Premio di Francia del 1922, a Strasburgo e nelle corse di Brescia e di Monza del 1923 si deve al contributo di Zerbi.
Sono gli anni in cui Giovanni Agnelli vuole fortemente la realizzazione del Lingotto. Lo stabilimento si ispirava alla fabbrica Ford di Highland Park (Detrioit): la mente del progetto è Ugo Gobbato che cerca di applicare l’organizzazione industriale del modello americano alla Fiat. Se Gobbato fu indispensabile per lo sviluppo del Lingotto, “cruciale” fu il ruolo di Zerbi per lo sviluppo degli uffici tecnici dell’intero complesso aziendale.

Il contributo progettuale di Zerbi è fondamentale per la la realizzazione dei motori motori AS, 2, con cui la casa torinese vinse la Coppa Schneider nel 1926, il motore AS, 3, con cui vinse la Coppa Scheneider del 1927,  il motore A.22 da cui derivò l’A.22 T che servì per la transvolata atlantica Italia-Brasile.

 

Nel 1929, sono trascorsi dieci anni dal suo ingresso in Fiat, è a capo degli Uffici Tecnici Fiat e sotto la sua direzione nascono i modelli delle vetture 508, nota come Balilla e la Fiat 1500.

Considerato un autentico mago dei motori avio, in grande considerazione presso il ministero dell’areonautica militare, nel 1934 recependo indicazioni provenienti dal prof. Gaetano Arturo Crocco, antesignano della propulsione a razzo, Tranquillo Zerbi realizza il motore AS.6, un mostro (come fu definito) a 24 cilindri in linea. Il motore AS.6 segna una data storica nella motoristica areonautica. Grazie all’accoppiamento dei motori a due eliche rotanti in senso opposto, con un complicato gioco di alberi a gomiti e di alberi portaelica, si risolvevano problemi tecnici insoluti che consentono al motore  AS.6, di raggiungere la velocità di 709,209 km all’ora, all’epoca la più alta velocità mai raggiunta. Il 23 ottobre del 1934 con  motore Fiat AS.6 l’ufficiale dell’areonautica militare Francesco Agello conquista a Desenzano del Garda il record del mondo di alta velocità.  La fama di Tranquillo Zerbi supera i confini nazionali.

Nel 1935 L’ing. Zerbi si trova ai vertici della organizzazione Fiat,  in qualità di “direttore principale”  degli uffici tecnici dell’intero complesso industriale, a lui facevano capo: la direzione meccanica, la direzione carrozzeria, la motori Avio, la U. Vetture, la U. Autoveicoli industriali, la U. Motori Industriali, sovrintendeva anche gli enti di progettazione della SPA e del materiale ferroviario.
Le testimonianze sulla carriera di Tranquillo Zerbi non sono numerose, fra le poche, quella di Dante Giacosa, prestigioso progettista e dirigente Fiat.  “La fama di Zerbi – scrive Giacosa nel suo libro di ricordi –  era legata ai motori con cilindri in linea raffreddati a liquido. Con uno di questi, a 24 cilindri, provvisto di due eliche controrotanti, aveva conquistato alla Fiat e all’Italia il record mondiale di velocità per idrovolanti. Questo motore era il giusto monumento per l’ingegnere Tranquillo Zerbi.
Zerbi era entrato alla Fiat nel 1919. Aveva partecipato al progetto delle vetture da corsa, ai tempi dell’ingegner Fornaca, e ai grandi successi sportivi in campo internazionale. La sua carriera era stata rapidissima ed egli ebbe grandi riconoscimenti. Venne creato grand’ufficiale della Corona d’Italia. Sotto la sua direzione furono progettati numerosi modelli di vetture e la Fiat iniziò a studiare e costruire i motori diesel per gli autocarri. Fu un ottimo progettista e direttore. Semplice e buono, di poche parole, era benvoluto dai dipendenti. Ebbe la cattiva ventura di trovare dei rivali, invidiosi del suo successo, dai quali non sapeva né poteva difendersi. Sebbene dotato di un fisico da lottatore, il suo cuore non fu in grado di sopportare i duri colpi di una rivalità spietata.” (Giacosa, pp. 61-62).

Morto improvvisamente, fra lo stupore generale, i funerali di Tranquillo Zerbi si tennero il 13 marzo 1939. Si svolsero nel contesto scenografico della capitale piemontese con la numerosa partecipazione della rappresentanza operaia della grande industria torinese, a testimonianza di quanto la fama e la considerazione fosse viva presso le maestranze. Soltanto due corone di fiori furono ammesse: quella della famiglia e quella del senatore Agnelli che seguì il corteo funebre insieme ai figli dell’ing. Zerbi, accompagnato dai i dirigenti delle Officine del Lingotto, dell’Areonautica d’Italia, e della Villar Perosa. Numerose furono pure le rappresentanze giunte da Milano.

Il corteo funebre, raccontano le cronache, era preceduto da un reparto di camicie nere della “Coorte 18 novembre”, un reparto motorizzato della Milizia Volontaria per la Sicurezzza Nazionale, costituito dagli operai Fiat, che si era formato il 18 novembre 1935, quando l’Italia a seguito dell’invasione dell’Etiopia fu sottoposta alle sanzioni economiche.  La presenza della “Coorte 18 novembre” era  il segno dei tempi e alimentava quanto si diceva della fede fascista di Tranquillo Zerbi.  Allo stato poco si sa. Fra le poche testimonianze, quella di Dante Giacosa: “Quando – scrive Giacosa –  l’ingegner Zerbi, imbronciato e triste, disse con prudente garbo che per il bene della Fiat era opportuno che i capi si iscrivessero al partito, acconsentii, come gli altri“.

Siamo nel 1935, le sanzioni contro l’Italia, impongono scelte pubbliche cui sono in molti ad adeguarsi,  ma non pare dal racconto di Giacosa che Zerbi possa definirsi un entusiasta del regime. Semmai appare un uomo Fiat che si raccorda al potere per motivi aziendali.

Tranquillo Zerbi  fu sepolto a  Pecetto, un piccolo villaggio della collina torinese dove egli aveva acquistato una casa di campagna che molto amava, la Fiat fece posare sulla sua tomba  una scultura in pietra rappresentante un motore d’aviazione radiale, raffreddato ad aria. Saronno ha nello scorso decennio dedicato all’illustre concittadino una piazza.

 

Fonti:

La morte dell’ing. Zerbi il progettista del motore di Agello, in “Corriere della Sera”, 12 marzo 1939.

I funerali dell’ing. Zerbi a Torino, in “Corriere della Sera”, 14 marzo 1939.

I solenni funerali dell’ingegnere Tranquillo Zerbi, in “Stampa Sera”, 13 marzo 1939.

D. Giacosa, I miei quarant’anni di progettazione alla Fiat, Centro storico FIAT, 1979.

F. Amatori, Coorti manageriali di lungo periodo: Fiati Finsider 1920-1960, p.588,  in S. Zaninelli, M. Taccolini, Il lavoro come fattore produttivo e come risorsa nella storia economica italiana, Milano, Vita e Pensiero, 2002,